giovedì 8 novembre 2012

Ho sentito sti tipi che si chiamano Fugazi

Si vabeh.
Bella forza.
Questo è un post intriso di amarcord. Ma non solo. Perchè ora ho quasi 40 anni, una bella esperienza di ascolti opposti e variegati. E, dall'alto delle mie maniglie dell'amore, mi sento di poter giudicare (ovviamente a titolo personale) l'operato di questo gruppo che molto ha dato alla mia adolescenza e oltre.
In questi giorni ho ripreso un po' l'ascolto differito dei Fugazi, dopo essermi negli anni allietato le orecchie con le sonorità più disparate (dal britpop al folk apocalittico passando per il dub e la soul music). E sono giunto a congetturare che forse i Fugazi sono stati l'ultimo gruppo "rock" veramente originale.
Sbram! E' arrivato lo stronzo con la verità in tasca e sotto coi discorsi di chi è originale e chi copia manco fossimo Morgan a XFactor. Ma io me ne sbatto i coglioni, perchè so che chi legge ste righe sa cosa voglio dire. Non voglio fare il fenomeno, voglio riportare la parola "originale" - per un gruppo rock - al suo posto. Niente sboronate.
I Fugazi hanno introdotto un nuovo modo di intendere la musica, esaltandone la fisicità e pure la riflessività. I Fugazi hanno conservato una bella carica vitale, ormonale, anche proponendo argomenti sonori non propriamente "villosi". Dopo aver passato anni a dissetarmi di dischi, ora apprezzo le basslines di Joe Lally, che sono vero DUB. Da ragazzino il particolare non l'avrei colto, e nemmeno apprezzato. Le chitarre sono fratturate come la New Wave dei Joy Division, degli A Certain Ratio, una specie di white funk spigoloso e acuminato. La batteria si interrompe e ricomincia come certe follie dei dischi jazz. Magari ce la trovo solo io, ma credo ci sia molta "materia nera" nei dischi dei Fugazi. Chissà cosa ascoltavano, da parte loro, i Fugazi. Ad ogni modo, se tiriamo le propaggini del Punk come una sfoglia fino agli anni 90, i Fugazi da una parte e i Massive Attack dall'altra rappresentano le migliori rappresentazioni del Post Punk, intendendo il termine letterale: dopo il Punk.
Non trascuriamo neanche il fatto che alla fine delle fini, hanno mantenuto anche una discreta condotta etica. Si sono sciolti prima di diventare prolissi. Sono stati "indie" dal giorno uno. Continuano sotto varie forme a spingere il loro sottomondo chiamato Dischord.
Nel baraccone dei primi 90 un po' tutti ci hanno provato con le major. Penso che l'avrei fatto anche io perchè i soldi non sono il demonio e provare ad averne di più non è necessariamente un fatto negativo.
I Nirvana sono diventati un mito interstellare perchè hanno continuato a lamentarsi. Tutti quelli che si lamentano vengono ascoltati. Anche in TV, sui giornali. Chi piange vince.
I Fugazi al contrario sono sempre stati molto dignitosi, ligi al dovere, fedeli alla linea. Fin troppo. Nel 1995 li andai a vedere e provai ad approcciare Ian MacKaye. Lui mi mandò a stendere, senza tanti complimenti: "Now listen to what they have to say", riferendosi al fatto che non stavo a sentire gli Assalti Frontali che stavano suonando sul palco. Sai a me che cazzo me ne fregava degli Assalti Frontali.
Dicevo, i Fugazi non han mai fatto tanti versi, magari non sono stati sti mostri di simpatia, ma, setacciando tutto, quello che rimane sono performances incredibili, dischi belli e un comportamento sobrio, senza piagnistei. Rimangono i fatti, cadono le pugnette.
Acoltare i Fugazi a quaso 40 anni non fa l'effetto di "ascoltare da adolescenti quello che facevano dei tipi una decina d'anni più vecchi". Davanti ai loro dischi anche MacKaye, Picciotto, Lally e Canty non si troverebbero alle prese con imbarazzanti fantasmi di gioventù, ma si troverebbero davanti ad un qualcosa di concreto, di cui andare fieri, che resiste alla prova del tempo. Ascoltare i Fugazi non è stata una perdita di tempo. E non lo è nemmeno ora.

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