domenica 28 aprile 2013

Ho sentito sti tipi che si chiamano The Soft Boys aka collezionare è una cosa seria.

Avete mai visto quei programmi imbarazzanti su DMAX o Real Time, quelli coi disperati che hanno la mania dell'accumulo? Ecco, musicalmente parlando sono murato vivo con blatte e casse di carabattole. Non so bene perchè, ho sempre meno tempo, ma in questo periodo ho un forsennato bisogno di fare pile di roba da ascoltare. Ho comprato almeno una ventina di titoli, ne avrò ascoltati sette, ma è come se ci fosse una guerra alle porte e io avessi bisogno di scatolette di tonno, pasta, acqua. A metà settimana dovrebbe arrivare l'ultima derrata. Poi ho un paio di titoli in preordine.
Poi smetto.
Si, vabeh.

Sabato ho fatto una puntata al mio negozio di fiducia. Ho avuto accesso ad una serie di scatole di CD usati, nel retro.
Ho trovato "Underwater Moonlight" dei Soft Boys. Uno degli avventori del negozio, mio conoscente nonchè persona di gusti sopraffini mi ha mostrato il pollice, magnificando la qualità della ristampa su Yep Rock. Lo cercavo, ma non in maniera compulsiva: l'ho trovato, ad un ottimo prezzo. E' stato destino.
Il disco, di per sè, è un piccolo capolavoro.
Robyn Hitchcock come Alfred Hitchcock, ma per la psichedelia.
Anno di grazia 1980.
Esattamente quello che hai voglia di ascoltare in un weekend lungo con un tempo incerto. La forza di questa band (e in parte anche quella di coevi come Echo And The Bunnymen) è l'approccio totalmente naif alla materia.
Questo è il vero "rock alternativo": non una costruzione perfetta che riproduca che ne so, i Pink Floyd di Syd Barrett o i Beatles di Sgt. Pepper dei 60s, ma una decontesualizzazione (il periodo del post punk) in cui si inseriscono pigmenti quasi casuali, suoni lisergici "sbagliati", fuori tempo massimo con gli originali e troppo in anticipo per i revival. Tutto questo rende "Underwater Moonlight" un disco fresco, sincero, autentico. Niente astuzie, solo urgenza e fortissima ispirazione.
Se non ce l'avete cercatelo, non fate i sofistici sui suoni e imparate a capire quanto sia particolare, bello, colorato, umorale, punk. Rendetevi conto dell'aggettivo "alternativo" nella vituperata formula "rock alternativo".
Dicevo, dev'essere proprio stata opera del destino.
Io ho una specie di deformazione autistica: quando compro un disco (sia esso CD o vinile), se esso porta uno sticker in copertina, io religiosamente ritaglio parte del cellophane dove l'adesivo è appiccicato, e lo conservo gelosamente nella busta interna. Tutte le volte che vedo qualcuno che apre con furia un disco e magari appallottola e getta il cellophane con sopra il bollino "features the hit single blablabla" oppure "the new album by pincopallo", soffro e un po' muoio dentro. Lo sticker è parte del prodotto. Gettare via i bollini è come depilare le sopracciglia...
Solitamente conservo anche i voucher per lo scaricamento delle versioni digitali, le cartoline, i cataloghi delle etichette distribuiti come materiale promozionale all'interno dei dischi.
Forse è ancora sindrome dell'accumulo.
Torniamo a noi: dopo l'acquisto arrivo a casa con la mia copia di "Underwater Moonlight" usata, in CD. La scarto dalla bustina protettiva messa dal negoziante, leggo tutto quello che c'è scritto, e guarda cosa ci trovo:


CD, busta, ritaglio del cellophane in copertina con adesivo, voucher per lo scaricamento del materiale extra.
E' stato destino.
Quello che mi chiedo è: "perchè gli hai voluto così bene, perchè l'hai venduto?".
Ad ogni modo, ora è in buone mani, con etichette e tutto. Io ho capito ogni tuo gesto.

mercoledì 10 aprile 2013

ho sentito sti tipi che si chiamano "psichedelia occulta italiana"

Sono tornato a scrivere, con un anno in più sul groppone. Periodo strano, cauterizzazione degli stimoli, poca motivazione, seria considerazione di lasciare alla storia il mio continuo mormorare su dischi e musica ignorata dai più. E' sempre difficile assecondare uno sforzo inversamente proporzionale ai risultati. Negli ultimi giorni ho però ricevuto un paio di attestati di stima che non mi aspettavo, e per un attimo ho sentito addosso un'importanza che francamente non ho.

Però mi ha fatto piacere sapere che i miei mormorii interessano a qualcuno, che qualcuno si aspetta una mia opinione.
Se uniamo a questo il fatto che sto ascoltando parecchia roba nuova, la somma fa "scrivo un altro post".

Allora, a sto giro parliamo della cosiddetta "psichedelia occulta italiana". Uno scenario relativamente nuovo, un manifestarsi di gruppi e dischi aleatori. Difficile (impossibile?) trovare materiale nei negozi, la distribuzione di questi suoni avviene tramite canali secondari, email, posta. Come se si prendesse il treno di internet, rimanendo però nascosti sotto ai sedili delle carrozze. E questo è solo positivo.

Dicevo, c'è tutto un sobbollire di gruppi, c'è una poderosa produzione discografica (prevalentemente in vinile), c'è un fermento lungo tutta la penisola.

Una notizia buona e una cattiva sulla "cosiddetta psichedelia occulta italiana" (e la chiameremo CPOI, per comodità).

Quella cattiva: tutto lo scenario attinge in qualche modo al passato, il morbo della retromania lascia qualche linea di febbre su tutte le produzioni. Sun Ra, La Monte Young, Magma, Psychic TV, Embryo, Ornette Coleman, il Krautrock tedesco dei 70s, Nusrat Fateh Ali Khan, Pauline Oliveros, Spacemen 3, Fela Kuti: molti dei gruppi appartenenti al movimento mostrano chiarissimi riferimenti agli artisti sopra citati, in un crogiolo etnico-sperimentale che non brilla certo per pionierismo.

Quella buona (che bilancia e porta in positivo quella cattiva): è un fenomeno nato e sviluppato in Italia. E', se vogliamo, una naturale espansione della cosmogonia prog italiana, tradizione che ha preso ispirazione dall'estero e ne ha superato i limiti.

Qui ovviamente non si parla di prog, ma le analogie storiche e temporali sono molte.

La nostra forza è la contraddizione: in Italia c'è la spinta verso le metropoli europee, ma c'è anche un risvolto pagano, un cromosoma mediterraneo che non si può camuffare. La nostra è ancora una cultura fertile, seppur sepolta a livello di superficie. A livello sotterraneo, forse anche grazie all'obbligatorio "downshifting" imposto dai tempi di crisi, c'è una bella tendenza a guardare nel proprio orto, magari allargando gli orizzonti a sud-est, dimenticando l'occidente avvelenato e in declino.

I gruppi appartenenti alla "CPOI" attingono a piene mani ad un immaginario transnazionale, dall'Africa alla mitteleuropa, attraverso quella lingua di terra che è il nostro confine geografico. E dipingono un'Italia magnetica, criptica, incarnata nella natura e nella sua simbologia.
L'estetica delle stesse band è spesso quella di celare, nascondere identità, disseminare l'apparato iconografico di simboli, e fare presa sull'antropologica curiosità di alcuni.

Oppure sul "brivido massonico" che pervade una frangia di hipsters con la fascinazione per l'occultismo, ma questo è un altro discorso, e tra pochi mesi sarà dimenticato.

Ebbene, in breve ho iniziato a procurarmi qualche uscita, e in pratica adesso mi ritrovo ad ascoltare musica totalmente free-form, dimenticando per un po' la canzone e tutto quello che ne consegue.

Mi sento abbastanza a mio agio, soddisfatto sia dalla cura degli oggetti (gli LP, i rari CD, e da ieri anche un fantastico 10" con copertina in alluminio rigido inciso, un bellissimo regalo) che dalla totale libertà del suono.
Senz'altro tra i migliori ci sono gli Squadra Omega, in un certo senso più legati al "rock" (anche se di rock c'è effettivamente poco), duri, precisi, visionari. Poi La Piramide di Sangue (in un certo senso affini alla Squadra Omega, seppur più orientaleggianti), le folli litanie drone degli Eternal Zio (!!!), la concezione afrocentrica propugnata da Al Doum & The Faryds e In Zaire, e l'impatto frontale di gente come i Cannibal Movie (che devo assolutamente approfondire). C'è anche molta altra materia, ma spesso rarefatta, troppo volatile, pretenziosa. Al momento questi nomi mi sembrano i più solidi. E sono anche quelli che mi sono procurato. 

Sicuramente c'è altro di valido, ma non ho francamente troppo tempo per indagare.

Io, come sempre, arrivo in ritardo, e il mio consiglio è di prendere questa scena per i capelli ora, prima che sia troppo tardi, prima che il mercato (sarebbe meglio dire il suq) venga inondato da epigoni, da sovraesposizione, da hype. Il rischio c'è e in questi casi è come aprire il forno con la torta in cottura: tutto si sgonfia e diventa immangiabile.

Tuttavia questo è un segnale positivo, che lancia una speranza per il futuro del "costruire suono" in Italia. Al momento, attraverso etichette come la Black Sweat Records, la Boring Machines, la Macina Dischi, la Sound Of Cobra è possibile mettersi in casa oggetti di culto e suoni davvero avulsi dal concetto contemporaneo di musica.

La chiave potrebbe essere vedere l'Italia sotto una prospettiva diversa, invece di collocarla lamentosamente nel "terzo mondo musicale", è forse il caso di prendere coscienza della realtà e sfruttare questa dislocazione arretrata per riscoprire i nostri caratteri ancestrali, mescolandoli con immaginari musicali meno consueti.
Siate avanti, ascoltate avanti.