giovedì 9 maggio 2013

Ho sentito sti tipi che si chiamano Bo Ningen

Non nascondo di essere soggetto ad un certo "esotismo" degli ascolti. Mi fa cacare il concetto leccato e virtuoso di "jazz", così come non sopporto il concetto di "world music". Però non chiudo a prescindere le frontiere geografiche. Se il jazz è è John Coltrane, Sun Ra, o Archie Shepp, benvenuti. Se la world music è Fela Kuti, la Tropicalia, o le Ethiopiques, ok, ben vengano. Sarei rimasto un mostro di ignoranza se non avessi fatto qualche incursione nei nomi di cui sopra.
Ebbene, parliamo di estremo oriente.
Io, come già detto un paio di volte, arrivo sempre tardi. Già Julian Cope ebbe la lungimiranza di studiare e approfondire, col suo Japrocksampler. Ma Julian Cope è il druido.
Io sono uno che scrive software per mangiare e per comprare dischi, e tengo un blog che leggono quattro gatti. Però quando scopro qualcosa di nuovo, mi sento un pioniere, uno che approda in un posto mai visto e rimane completamente sbigottito. E credo che sia un modo giusto di approcciarsi. Non facciamo come quegli italiani che vanno in giro per il mondo e mangiano solo italiano, se mi passate il paragone musicale adattato al cibo.
Insomma, ho scoperto questa band che in Italia credo sia completamente sconosciuta. Non ho trovato nulla in rete a proposito. Loro si chiamano Bo Ningen, sono giapponesi, di stanza a Londra.
Strana storia la loro: molto giovani, si trasferiscono, ognuno in maniera indipendente, dalla terra dei samurai alla capitale del Regno Unito, per studiare. 
Si incontrano, e formano una specie di piccola enclave nipponica. Forse lo stimolo della metropoli, forse chissà che cosa, insomma che decidono di formare un gruppo rock. Molto lontano dagli stereotipi che Londra offre ed ha offerto sinora. Niente cappelli borsalino, jeans stretti, giubbetti di pelle.
Strano albero quello dei Bo Ningen: le radici in Giappone, il fusto a Londra, i frutti nella Germania del krautrock.
Il loro secondo album (quello col quale li ho scoperti) si chiama "Line The Wall" ed esce per una microetichetta londinese chiamata Stolen Recordings, patria di artisti decisamente più hipster.
I Bo Ningen sono piuttosto ostici: prima di tutto c'è da rompere una grossa barriera, ovvero la lingua. Con una scelta piuttosto azzardata, scrivono e cantano pezzi in giapponese. Ai primi 5-6 ascolti sembra di ascoltare la sigla di Mazinga in salsa psichedelica. Confesso di aver passato qualche ascolto in macchina con la radio a cannone a pensare: ma che cazzo sto facendo?
Però è giunto il tempo di uccidere le certezze, come insegna il mondo di oggi. 
Quindi sotto, ascolto su ascolto. 
I'idioma giapponese non è consolante come il solito ripetersi di rime in inglese. E' invero piuttosto minaccioso, con una metrica iterativa, ipnotica, che ben si adatta alle costruzioni ritmiche e strumentali dell'album.
Tutto l'impasto fa un effetto allucinante, detto in senso non ironico: "Line The Wall" suona proprio come un'allucinazione, fatta di ripetizioni ossessive (un po' come fecero i Can di Damo Suzuki, guarda caso anche lui giapponese), strani intrecci di chitarre distorte, basso e batteria a inseguire ideogrammi ritmici indecifrabili. E queste linee vocali a volte trasformate in una specie di grido, che seguitano a sillabare nulla di comprensibile. L'album rimane sempre nel campo (molto) allargato della musica ascoltabile, ma offre sicuramente una prospettiva nuova, non trascurabile. Se è necessario attraversare un continente e mezzo per arrivare a questi suoni, vale sicuramente la pena. 
Senza arrivare agli estremi di Zeni Geva (imperdibili dal vivo), Boredoms, Acid Mothers Temple e compagnia psicotica cantante, oppure all'utrapop di Pizzicato Five e 5678's i Bo Ningen offrono un buon compromesso. Sono assolutamente "alieni", anche se in qualche modo legati alla matrice "rock". Non sono eccessivamente "retromaniaci", e neppure troppo futuristi, rarefatti e senza senso. Diciamo che sono distopici. Come certi romanzi di fantascienza, in cui ti sembra sempre che qualcosa ti stia inseguendo nell'ombra. Molto bene.