lunedì 12 novembre 2012

Ho sentito sti tipi che si chiamano Spiritualized

...ma sentiti nel vero senso della parola, ieri sera a Milano. Era dal 1997 che speravo di poterlo fare, e per un bel periodo ci avevo anche rinunciato. Stavolta è andata, Jason Pierce c'era e con lui tutto il resto.
Andare a sentire i concerti a Milano mi fa sentire sempre un po' tipo Artemio ne "Il ragazzo di campagna"... bei locali, gente perfetta, tutti tranquilli e incuranti dell'orario, ma questo è un altro discorso.
Jason Pierce dicevo: solo qualche anno fa ha rischiato il pacchetto, nel 2012 ha ammesso di essersi sottoposto a cure pesanti e invasive, e molti dubbi sono stati sollevati sulla sua possibile ripresa, musicale e fisica.
Personalmente, i dischi degli Spiritualized dopo "Let It Come Down" non sono stati imperdibili, ma alla fine li ho presi tutti, perchè ho sempre puntato tutto su Jason Pierce e sulla sua fantasia. "Ladies & Gentlemen" è stata una folgorazione, e non mi sembra di essere presuntuoso a dire che è un capolavoro.
Ultimamente poi sto ascoltando musica abbastanza anaffettiva, e l'argomento Spiritualized mi mette spalle al muro sull'aspetto emozionale: "Lord Can You Hear Me", "Broken Heart", "Out Of Sight", per chi mastica la materia, non sono propriamente canzoni impermeabili a risvolti intimisti...
Tornando al concreto, il concerto ha messo chiaramente sul tavolo un personaggio e una band straordinarie.
Pierce è alto, magro come un chiodo, in forma nonostante tutto. Seduto, di fianco due corpulente gospel singers, una tastiera, batteria, basso e chitarra numero due.
Proiezioni sullo sfondo.
Pierce: davanti alla sua storia ti aspetti un concerto fatto di ballads incredibili, con aperture orchestrali, cori, ampio respiro a bassa velocità.
E invece? E invece la chiave di volta è la violenza: gli Spiritualized di ieri sera sono stati una macchina da guerra, con le canne fumanti di feedback, chitarre massacrate, batterie motorike come presse industriali, jam sessions stellari. Ci sono stati i lenti, due o tre, e nell'intervallo tra uno e l'altro non volava una mosca. Era quasi impressionante sentire lo stacco della canzone il solo il rumore bianco prima dell'attacco dell'altra. Un rigore ecumenico, sostenuto dal gospel spaziale degli Spiritualized.
Ma al Pierce "bianco" del soul siderale si oppone un'anima torbida, torbidissima, ancora infestata dai fantasmi degli Spacemen 3 e dei cassetti pieni di droga.
Vederlo spalancare la bocca, tirare il viso e mostrare i segni del tempo e del passato tumultuoso è stato affascinante come è affascinante il diavolo.
Le due lunghissime e rumorosissime sessions, unite al fragore di brani come "Electricity", hanno mostrato come si fa a fare rumore, cercando la potenza, l'annichilimento, il climax, con un guizzo sadico verso le povere orecchie del pubblico. Come un Sun Ra punk, ai duecento all'ora in un'eruzione di drones, riffs ripetuti all'infinito, luci stroboscopiche e ritmi spietati.
Non esiste al mondo un'altra band come gli Spiritualized, che si mangia in un boccone tutta la nuova generazione di "sballati" da copertina. Non bastano una camicia a quadri e una valigetta di pedali per fare la psichedelia. Gli Spiritualized sono l'essenza dell'anti hippismo: celestiali e infernali, lucidi distruttori di qualsiasi schema precostituito. In loro c'è il caos. Good dope, good fun.

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